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09/08/10

cosa succede in via staderini?

Niente mare per noi lavoratori Omnia giunti all’inizio della seconda settimana di presidio nella sede di via Staderini, un’oasi di protesta nello scenario apocalittico di un quartiere Tor Tre Teste deserto e colorato solo dalle bandiere e dagli striscioni della nostra protesta. Ormai in vacanza i vicini, in vacanza i giornali e in vacanza anche i nostri interlocutori istituzionali e aziendali ormai affezionati al solito ritornello: “Ormai se ne riparla a settembre”. Come se la preoccupazione per il nostro futuro e il nostro posto di lavoro potesse andare in vacanza o essere mitigata con un semplice tuffo in acqua.
Dopo lo smarrimento iniziale, la rabbia e la disgregazione nell’illusione di un vantaggio a breve termine di alcuni ormai ex-colleghi, noi abbiamo deciso di continuare a metterci in gioco in prima persona anche in queste giornate e iniziamo a organizzarci. Questo blog vuole essere una finestra su qualcosa che normalmente viene trascurato, dalla stampa, dalla tv. Lavoratori in protesta, lavoratori in occupazione, che novità… Eppure in troppo pochi si chiedono COSA fanno i lavoratori in queste circostanze. “Perdono tempo”, pensano in troppi. “Non hanno voglia di lavorare”, concludono altri: “i soliti fannulloni”.
E invece c’è un gran fermento, in questo laboratorio di idee e di proposte: ogni azione e iniziativa vengono valutate per rimanere a galla e non rimanere sommersi in un periodo (non solo dell’anno) in cui due signorine sgrammaticate pescate a caso sulla spiaggia hanno più risonanza del pericolo reale che corrono centinaia di persone e di famiglie per manovre e interessi molto poco chiari.
Da oggi, vi racconteremo (quasi) ogni giorno questa vicenda che magari non farà ridere, magari non ha il sapore dell’estate, ma che di sicuro nessun altro vi vorrà raccontare.
Ma cosa ci facciamo qui, allora?
Cosa pensereste se vi dicessimo che a Omnia Network, qualche anno fa una delle principali aziende di call center in Italia, hanno “staccato il telefono”?
Probabilmente ridereste, o pensereste a uno scherzo, o a un errore, eppure è proprio così.
Era una giornata di lavoro piuttosto intensa, il 13 luglio, nel call center di assistenza delle Agenzie delle Entrate, delle Dogane, del Territorio. La scadenza degli F24 incombeva sui professionisti e intasava le linee, quando all’improvviso, intorno alle 16, tutti gli operatori si son ritrovati a parlare al vuoto, o in attesa di una chiamata per un po’ troppo tempo.
“Caduto il servizio”, grida qualcuno, e dopo le prime espressioni sorprese, è difficile non sorridere quando ci si accorge che tutti i telefoni tacciono. Surreale; bello ma surreale.
Tutto tace fino alla fine del servizio, tra il viavai dei tecnici che non riescono a spiegarsi l’incidente: ma alle 18, all’ora di staccare, nessuno può immaginare cosa possa essere successo, e nessuno si preoccupa più di tanto.
Eppure dal giorno dopo iniziano gli interrogativi: “Come fa un servizio di pubblica utilità come quello di Sogei per i professionisti abilitati ad essere muto da così tanto tempo?”
Dall’inizio del 2008 il nostro gruppo è dedicato all’help desk telefonico di assistenza per centinaia di migliaia di avvocati, commercialisti, aziende, notai,
categorie professionali delle più disparate. Ogni giorno alle prese con le problematiche dei software e dei siti delle agenzie fiscali, diamo una mano a chi deve presentare pagamenti, dichiarazioni, atti notarili, mutui; ogni giorno ci vengono ricordate la pubblica utilità del nostro operato, la nostra responsabilità nei confronti dell’utenza e la fondamentale importanza della continuità del servizio.
Quando, dopo il weekend successivo al black out, torneremo in ufficio saranno più le espressioni di dubbio che i sorrisi allo scoprire che il servizio non è ancora ripreso.
Ancora al lavoro i tecnici, ancora freneticamente al telefono i responsabili: eppure alle nostre domande allarmate nessuna risposta. “Il servizio riprenderà da un momento all’altro,” è la posizione ufficiale. Ma ormai in pochi ci credono ancora.
Le voci si susseguono incontrollate: Sogei ci ha abbandonato? Omnia ci ha venduto? Finiremo per strada? E’ difficile districarsi tra comunicazioni contraddittorie, valutazioni indiziarie e semplici dicerie.
Inizia il balletto dei tavoli: ben due incontri al Ministero dello Sviluppo Economico; altri incontri saranno tenuti presso la Regione Lazio
e nella “impenetrabile” Agenzia delle Entrate e perfino con il cliente stesso, la Sogei che pilatescamente deciderà di proseguire per la sua strada.
E’ in questo clima di smarrimento che la situazione precipita improvvisamente: durante l’ultima settimana di luglio Sogei firmerà la rescissione del contratto con Omnia Network, e dopo pochi giorni sarà divulgata la notizia dell’accordo con una nuova società, Almaviva, che inizierà a contattare personalmente alcuni di noi per poter riprendere precipitosamente il servizio, dato il fallimento di ogni trattativa sindacale con il cliente.
Dopo l’ovvio fuggi-fuggi, alcuni di noi hanno deciso di non farsi irretire da una proposta improvvisa, un contratto a termine, che per molti comporterebbe metà dello stipendio, e a un prezzo altissimo da pagare: le dimissioni immediate e la perdita del preavviso per la maggioranza di noi che ha salutato con sollievo un contratto a tempo indeterminato arrivato da poche settimane.
Un salto nel vuoto, insomma, ma in nome di chi? Di un cliente che ci volta le spalle? Di un’azienda da anni poco solida che ci ha perfino dispensato dal prestare servizio? Non ci stiamo.
Piuttosto, rinunceremo volentieri all’abbronzatura per gridare forte ciò che ci sta accadendo e per continuare a rivendicare il diritto al nostro lavoro.
La vicenda è ancora lunga. Alle prossime puntate… ;)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Diritti e Dignità per i lavoratori

Anonimo ha detto...

Se è vero che il diritto al lavoro è sancito dal primo statuto della Costituzione Italiana allora come mai le Istituzioni non fanno niente affinchè rimanga come tale?

Anonimo ha detto...

I fannulloni sono i dirigenti e i datori di lavoro, non chi realmente lavora.

Anonimo ha detto...

Qui non e' l'America del 'yes we can!' Questa e' l'Italia. O nasci ricco...o muori povero.

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